Alla vigilia delle elezioni del 4 marzo, vanno registrate le ispirate parole che l’Elevato Buffone, rifacendosi al discorso di chiusura del 2013, dove coniò la metafora delle «parole guerriere», ha pronunciato nella nuova orazione di chiusura del 2018:
«Siamo rimasti soltanto noi e Forza Italia, il movimento si confronta con il più grande ed efficace spot pubblicitario dopo la Coca Cola di tutti i tempi. Ci siamo imposti con parole guerriere, mandare a casa una casta occupante spazio. Il movimento è nato su quelle parole guerriere e si è nutrito della saggezza migliore degli italiani: adesso siamo qui, a confrontarci con il lato più oscuro e nebbioso del carattere del nostro popolo. Diamogli l’ultima spallata».
Tradotto, il M5S ha portato a termine il suo compito di distruggere la sinistra, un compito facile facile, dal momento che la sinistra da un buon ventennio era ridotta ad un fortino sforacchiato, adesso ci tocca un compito più difficile, prendere il posto della finta destra con cui la sinistra ha trescato in questi anni, poi la «saggezza migliore degli italiani» potrà trionfare. Ma cosa sarà mai questa «saggezza migliore degli italiani»? Non è di destra e non è di sinistra, ma è la destra ed è la sinistra. È perciò il compimento del ventennio socialtelevisivo, il suo punto culminante, la sua apoteosi, ovvero l’avvenuta e completa regressione allo stadio infantile della perversione polimorfa, dove non ci sono categorie, distinzioni, fronti contrapposti, ma un formicolare di pulsioni che a tutto aspirano e che, è facile indovinare, niente otterranno, insomma, il desiderio desiderante puro, che inevitabilmente richiamerà un’istanza fornita di un nodoso bastone con cui ridurre a ragione il bestione regredito a bambino beante, una ragione oscura e nebbiosa, perché nessuno si è preoccupato di precisarla, curarla, elucidarla. L’Elevato Buffone, e il Riservato Tecnocrate jr., erede del Riservato Tecnocrate sr., credono di avere scritto l’ultimo atto, ma ignorano di essere solo i paggi in livrea che aprono la porta allo Sconosciuto Dominatore che si appresta a irrompere sulla scena. Lo spettacolo non è finito, ma sta solo per iniziare.