«Più che di precarizzazione bisognerebbe parlare di autonomizzazione del lavoro. Lavoratori con contratti brevissimi, dipendenti costretti ad aprirsi la partita Iva, impiegati con progetti che mascherano la subordinazione non temono il licenziamento perché non hanno mai avuto una vera assunzione. Vivono gomito a gomito con garantiti meno preparati, meno impegnati ma più tutelati, realizzando che neppure col pensionamento li sostituiranno. Si autorappresentano sempre più come autonomi. E come tali guardano alla destra degli imprenditori e con fastidio alla sinistra delle tasse (che non si traducono né in welfare, né in servizi, né in maggiori garanzie)» (A. Mangano, Voto di classe, “il manifesto”, 17.11.2011, p. 16). In realtà, più che di autonomizzazione del lavoro, bisognerebbe parlare di una atomizzazione del lavoratore. Certamente, la rottura del legame di classe crea l’autorappresentazione di essere autonomi, ma si tratta letteralmente di una coscienza alienata, alla quale la destra dell’individuo privato fornisce una sorta di scena sulla quale il lavoratore atomizzato proietta il suo cuore, per dirla con Rousseau, isolandosi dagli altri lavoratori come lui, così come avviene nella sala buia del teatro tra uno spettatore e l’altro. Ciò che conta, allora, è la rappresentazione, e il berlusconismo è stato (e probabilmente continuerà ancora ad essere) la sceneggiatura di tale rappresentazione. L’articolo conclude: «La domanda – a questo punto – è molto semplice. La sinistra si limiterà a gestire gli spazi della garanzia (modello Bersani)? Proverà a erodere gli spazi della destra (modello Renzi)? Riuscirà a pensare un “autonomo” di sinistra (modello ancora inesistente)?». Mi sembrano domande non pertinenti. La sinistra deve ricostruire il legame di classe, e per far questo deve ribaltare i rapporti di forza tra capitale e lavoro. Se il capitale ha atomizzato per dominare e egemonizzare, il lavoro deve sottrarsi alla dimensione privatistica in cui il capitale lo ha costretto, distruggendo la scena alienata che lo imprigiona. Sta alla lotta sindacale e politica, che deve ritornare ad essere internazionalista, trovare gli strumenti per operare questo ribaltamento.