Archive for Francesco Aqueci

Atei

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Il millennio si è aperto con un vezzoso libricino del filosofo humeano Eugenio Lecaldano, sulla cui copertina di un immacolato bianco crema campeggia in rosso vermiglio la scritta Un’etica senza Dio, poi c’è stato il trionfo mediatico dell’ateismo logico-matematico di Piergiorgio Odifreddi, e si è continuato con l’ateismo evoluzionistico darwiniano propagandato a livello di massa da “Micromega”. Dove stiamo andando? Quanto scrive di recente Costanzo Preve nella sua Per una nuova storia alternativa della filosofia, Pistoia, Petite Plaisance, 2013, può darci un’idea della direzione che abbiamo preso: «Io ho letto alcuni manuali di ateismo scientifico diffusi in milioni di copie al tempo del comunismo sovietico, e si tratta di testi molto interessanti sul piano ideologico. Essi retrocedono al 1760 circa ed al Buon Senso del barone D’Holbach, come se Kant, Fichte, Hegel e Marx non fossero mai esistiti. Al centro stanno le cosiddette “imposture” dei preti. Queste “imposture” vengono “smascherate” dalla divulgazione scientifica. E allora tonnellate di evoluzionismo darwiniano, derive dei continenti, astrofisica elementare, l’uomo che deriva dalla scimmia, spiegazione “scientifica” dei miracoli, ecc. Si tratta dello stesso tipo di ragionamenti che si trovano oggi nelle riviste Micromega e L’Ateo, il che fa di Maria Turchetto e Paolo Flores D’Arcais tecnicamente dei successori diretti di Stalin» (pp. 351-52). L’autore conclude: «solo il surrealismo e il paradosso possono veramente spiegare il mondo». In effetti, che nella storia ci sia una certa dose di eterno ritorno lo aveva capito persino Nietzsche, ma non c’è bisogno di recarsi sino a Mosca per trovare degli antenati ai nostri odierni, furiosi senzadio. Basta risalire l’Italia sino alla Romagna di fine Ottocento, quando bakuniniani e repubblicani tiravano volentieri schioppettate ai preti, i quali oggi come ieri sono sempre lì con le mani in pasta, anche se Bergoglio, come un maestro che vuole fare bella figura col Provveditore, prova a bacchettarli.

Quando il capitalismo parla

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In un suo documento sulla crisi in Europa, la banca d’affari JP Morgan ha manifestato tutta la sua riprovazione per i sistemi politici della periferia meridionale europea, instaurati dopo la caduta delle dittature fasciste. Secondo JP Morgan, le Costituzioni di questi paesi mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e presentano tipicamente le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti, governi centrali deboli nei confronti delle regioni, tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori, licenza di protestare se vengono proposte sgradite modifiche dello status quo, tecniche clientelari di costruzione del consenso. Secondo questa benefica istituzione, la crisi economica ha mostrato a quali conseguenze portino queste nefaste caratteristiche. I paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel seguire percorsi di riforme economiche e fiscali, e si sono visti esecutivi limitati nella loro azione dalle Costituzioni (Portogallo), dalle autorità locali (Spagna), dalla crescita di partiti populisti (Italia e Grecia). Non si tratta certo di discorsi da ubriaconi, e faremmo bene a prenderli sul serio. Ma la notizia è un’altra. Il resoconto di questo documento, che va ad arricchire il corpus della allegra letteratuta calvinista, è apparso solo nel taglio basso della seconda pagina di “Repubblica” di ieri, con uno di quei titoli che hanno fatto la fortuna di questo giornale: «JP Morgan shock: “Basta costituzioni antifasciste”». Il vero shock però è che nessuna delle tronitrinuanti penne di “Repubblica” è stata mobilitata per commentare adeguatamente le analcoliche analisi di JP Morgan, salvo delegare al povero redattore di turno di condire la notizia con l’olio leggero di qualche rigo ironico. A guardar bene, però, l’autentico shock è che, lo stesso giorno, gli organelli impazziti della sinistra italiana in disfacimento, da “l’Unità” a “Il Fatto quotidiano” a “il manifesto”, non hanno neanche dato la notizia. Lo stesso giorno, invece, sul sito dell’Huffington Post Italia, new organ house of the new italian labour party, Matteo Renzi annunciava che si prepara ad essere il nuovo Tony Blair. Insomma, parafrasando Heidegger, quando il Capitalismo parla, non si può che stare ad ascoltare il Dire originario.

Ominicidio?

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Nuda e cruda, dalla cronaca: “CATANIA – L’ha investito con la sua auto e poi gli ha gettato dell’acido sul volto. Infine è fuggita. Autrice della violenza, avvenuta ad Acireale, una 38enne, Elena Maria Ciragolo, successivamente identificata e arrestata dalla polizia per tentativo di omicidio e lesioni personali. La vittima dell’aggressione è ricoverato nell’ospedale Cannizzaro di Catania per ustioni a una guancia e a un occhio. Gli agenti sono intervenuti a seguito di segnalazione da parte di alcuni passanti che avevano trovato, disteso sul selciato, un uomo che era stato investito da un’auto e che presentava il viso rovinato da uno spruzzo di acido”.

Patonza

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(16.6.2013) All’inizio fu «A Fra’, che te serve?». Poi vennero i «furbetti del quartierino», «abbiamo una banca», «la patonza deve girare», sino all’ineffabile «a mia insaputa», detto a giustificazione di qualcosa che ti è stato regalato per fare delle porcate. I virtuisti hanno contribuito con «inciucio» e «casta», ma tutti i ceti hanno dato per questo lessico del nuovo millennio. Si prenda il «corpamente» dello ndranghetista calabrese che spiega al neofita lombardo come qualmente un affiliato diviene veramente tale quando per la prima volta riempie di botte qualcuno che non paga il pizzo. Corpamente, dunque, non corporalmente, come avrebbe detto qualche filosofo irrazionalista. E, per finire, fresco fresco di giornata, ecco «quel fango di Falcone», contributo espressivo della nobile schiatta dei calciatori, come risulta dai dialoghetti intercettati tra il centrattacco del Palermo e il suo compagnuccio mafioso di quartiere.

Eurogatti

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A Karlsruhe, la Corte Costituzionale tedesca processa la BCE, cioè la legittimità, dal punto di vista del diritto costituzionale tedesco, del bazooka salva-Stati escogitato da Mario Draghi per ricacciare indietro le orde affamate di speculatori che minacciano il precario equilibrio monetario europeo. Da un lato, si parano i deontologisti puri, per i quali la questione è di principio, e non può essere invocato a discolpa del banchiere centrale il fatto che l’arma di cui si è dotato ha ottenuto il risultato di vanificare i tentativi di affossare gli Stati indebitati. Dall’altro, si schierano i consequenzialisti, che si richiamano proprio all’efficacia pratica di quello strumento, e invitano a mettere in secondo piano il “dover essere”. Per la gioia dei professori universitari di etica applicata, la realtà si presenta insomma travestita dei panni di un esemplare dibattito morale. Qualcosa che solo in Germania, paese di Martin Lutero e di Immanuel Kant, si poteva vedere. Ma a guardar bene, questo processo ha qualcosa della stregoneria, come quelli che nel Medioevo si intentavano ai gatti, ritenuti incarnazione di Satana. Qui, il gatto è l’euro, e la virtù è la verginità monetarista della BCE, insidiata dalle arti diaboliche del machiavellico governatore italiano. L’attuale stolidità politica tedesca arriva a questo, da rendere simpatico un banchiere rotto ad ogni marchingegno utile a salvaguardare le compatibilità del capitalismo assoluto, fosse anche l’abolizione delle pensioni, lui che ne gode una di dodici mila euro, anzi, di dodici mila eurogatti satanici al mese.