Archive for Francesco Aqueci

Roma, storia d’Italia e luoghi del potere

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I luoghi del potere a Roma raccontano da sé gli ultimi novant’anni della storia d’Italia. In origine, a Piazza Venezia c’è il castello del signore assoluto, con la sua torre e il suo balcone che troneggia al centro dell’imponente facciata. Alla sua caduta, il potere che deteneva, e che era lo spirito delle masse che aveva interpretato ed esorcizzato subito dopo la guerra del ‘15-’18, si divide nei due fortilizi contrapposti a poche centinaia di metri l’uno dall’altro, rispettivamente quasi a destra e a sinistra del vecchio maniero, e cioè quello rosso di Botteghe Oscure e quello bianco di Piazza del Gesù. Svuotati di ogni potere dalla fine della guerra fredda, il 1989 europeo, il residuo potere del fortilizio bianco viene ereditato da un signore privato della cosiddetta società civile, che affitta un piano di un palazzo nobiliare posto all’imbocco di Piazza del Gesù, e da quella postazione simbolica gestisce gli affari dello Stato quasi nel suo esclusivo interesse personale, lasciando che prosperino quelli degli altri, quando coincidono con i suoi. Raminga la sinistra, quando anche questo residuo equilibrio si esaurisce per le incompatibilità finanziarie del sistema, viene il podestà straniero, mandatario dei poteri del Nord d’Italia e d’Europa, che celebra con la famiglia il capodanno 2012 a Palazzo Chigi, nella sede ufficiale del governo.

Uomini senza significato

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Nelle Lotte di classe in Francia, Marx scrive che «il credito pubblico e il credito privato sono il termometro economico col quale si può misurare l’intensità di una rivoluzione. Nella stessa misura in cui essi precipitano, salgono l’ardore e la forza creatrice della rivoluzione» (p. 388). Il crollo odierno della fiducia nei mercati finanziari, dove nessuno fa più credito a nessuno, ha perciò l’amaro significato di una ardente rivoluzione che, dopo decenni di pedagogia del consumo, non trova più rivoluzionari, e dove invece trionfano, si può dire sempre sulla scorta di un’osservazione di Marx nelle Lotte di classe in Francia, gli «uomini senza significato», di cui l’italiano Berlusconi è il campione massimo: «Così accadde, come ebbe a dire la Neue Rheinische Zeitung, che l’uomo più limitato della Francia acquistasse il significato più multiforme. Appunto perché non era nulla, egli poteva significare tutto, fuorché se stesso» (p. 413). Già, perché nei momenti in cui è se stesso, è solo un patetico gaffeur.