Due amici, usciti clandestinamente di casa, violando il blocco sanitario per il coronavirus, si incontrano all’angolo della strada, e mugolando qualche convenevole nella museruola della mascherina, restando sempre alla debita distanza di 1,82 cm, cominciano come ai bei tempi una discussione politica.
P. Non entro nel merito della questione MES, se sia utile o no, se sia pericoloso o no. Quello che mi pare grave è la confusione che nasce dalle dichiarazioni di Conte. O il ministro dell’economia ha fatto di testa sua e, allora, se la posizione del governo era diversa da quella del ministro, questi dovrebbe essere smentito e costretto a dimettersi. Oppure il governo era d’accordo con la linea del ministro e allora quelle roboanti dichiarazioni sono solo una foglia di fico dietro la quale si nasconde il raggiro dell’opinione pubblica e di una parte della stessa maggioranza di governo. Del resto, dalla discesa in campo di tutti i big pdini, anche di quelli fuori corso, arroccati in difesa del Mes per nascondere il colpo di mano del ministro dell’economia, appare ormai chiaro che nel governo non vi era accordo sulla posizione da prendere nell’Eurogruppo e che il pesante attacco portato da Conte contro Salvini e Meloni era un discorso fatto alla nuora perché la suocera intendesse…
F. …ho capito, ma scusa se mi permetto di interrompere il tuo editoriale, ma forse è il caso di discutere proprio ciò che lasci da parte, ovvero se il MES è utile o no, tanto, se ci fosse un altro governo al posto di questo in carica, la questione principale resterebbe sempre quella.
P. Non discuto il MES per due motivi, primo perché mi interessa soprattutto mettere in evidenza lo sbandamento della maggioranza. E secondo, forse non è il caso di prendere i soldi dal Mes, ma si deve pensare a un grande prestito nazionale, prima che seghino il ramo sul quale siamo seduti, cioè i nostri risparmi.
F. Ah, bene, l’idea del grande prestito nazionale è ottima. Però, bisogna contestualmente concordare una lunga moratoria su federalismo differenziato et similia, e finalizzare il prestito a sanità, istruzione e infrastrutture in tutto il paese.
P. Infrastrutture a partire dal Sud ma sull’autonomia “differenziata”, che non significa un tubo, non siamo d’accordo: bisogna dare a tutti l’autonomia e ridimensionare le competenze dello stato, anche attribuendogli una grande funzione di coordinamento e di mantenimento di standard nazionali. W l’autonomia.
F. Ecco, quando parli così diretto, mi piaci di più. Io avrei detto addirittura che autonomia “differenziata” non significa un cazzo. Ma lasciamo stare questi riferimenti anatomici. Piuttosto, se il prestito è nazionale, l’egemonia del Nord deve finire. Che poi questo si traduca in più autonomia o in più Stato, sono declinazioni istituzionali su cui si può discutere senza pregiudizi. L’importante è il dato politico.
P. Tutto il debito pubblico è nazionale, dello stato, l’egemonia si stabilisce in base ai rapporti di forza; in termini di autonomia, bisognerebbe attribuire alle regioni autonomia finanziaria e anche del debito regionale in funzione delle materie di competenza.
F. I rapporti di forza, certamente, ma l’egemonia si stabilisce anche in base alla legittimità storica, che il Nord, scusami tanto, ha perso trascinando il paese in questa catastrofe della pandemia. Quando dico “Nord” intendo un determinato modello di sviluppo che ha il suo radicamento storico e attuale nel Settentrione, e che in questi ultimi decenni ha assunto tratti molto costrittivi nei confronti del resto del paese, in particolare del Sud. Quindi, questo non è solo il momento delle politiche, ma è soprattutto il momento della politica, in cui tutto va ridiscusso, e in cui forze sinora emarginate che stanno sia al Nord che al Sud devono finalmente potersi esprimere. Il prestito nazionale non può perciò servire per riparare le falle di una nave che ha fatto naufragio, ma per costruire con criteri completamente nuovi un’altra imbarcazione, forse più piccola, forse meno comoda, ma più rispondente alla conformazione di tutto il paese. Altrimenti, si andrà verso il caos, da cui è molto probabile che nasca una nuova dittatura, come dopo la Grande Guerra.
P. Adesso, sei tu che stai facendo l’editoriale, e con l’editing pure, perché prima al posto di “conformazione” avevi detto “orografia culturale”…
A questo punto si avvicina un comune amico che dopo aver salutato gli altri due strusciando piede contro piede, ed essersi posizionato ad una distanza addirittura di 1,99 cm, annuncia con voce stentorea:
N. Zingaretti ha accusato Conte di “cadornismo”? Forse voleva dire qualche altra cosa?
F. Non so, non mi sembrano all’altezza di capire questi termini…
N. Forse non è così, se il “cadornismo” prevedeva la decimazione.
F. Ma qui, chi ha decimato chi?
N. Cadorna decimava l’esercito. Qui stanno decimando i vecchi. Il “chi” bisogna chiederlo a Zingaretti.
F. Qualche domandina la farei anche a Fontana…
N. …a Speranza, a De Micheli, a Lamorgese, all’Istituto Superiore della Sanità, ai Dirigenti delle Strutture Ospedaliere, ai Prefetti, ai Sindaci … continua tu …
Pausa. Lungo silenzio di tutti e tre. Dopo di che, l’ultimo arrivato riprende:
N. Pare che la provincia di Reggio Calabria sia la prima a raggiungere il traguardo di zero casi positivi al coronavirus.
Pausa. Nuovo, lungo silenzio di tutti e tre. Dopo di che, l’ultimo arrivato riprende ancora:
N. Gira un video di Contro Tv in cui si denuncia come con la scusa del virus ci imporranno di tutto, dai criteri per dire effettivamente cos’è una fake news, all’app per tracciare i nostri movimenti, ai vaccini di massa per ingrassare le grandi case farmaceutiche…
F. …va be’, i vaccini hanno salvato milioni di vite, se non si vuole che Big Pharma si ingrassi, basta farli produrre allo Stato. A parte questo, però, hai ragione, stiamo scivolando piano piano nel controllo totale, e sarà difficile tornare indietro. La notte è fonda, e l’alba non si intravede.
A questo punto, per fortuna, si avvicina una volante della polizia. Scende un poliziotto e fa notare che questo assembramento di tre persone, benché posizionate ad una certa distanza che comunque sarebbe tutta da misurare, non è consentito dalle ben note disposizioni sanitarie. Ed è qui che sopra l’assembramento si accende un invisibile fumetto, in cui un glorioso milite in fez e camicia nera intima al gruppetto di sciogliere immediatamente l’adunata sediziosa. Ma è solo un cattivo pensiero di qualcuno dei tre indisciplinati, che presto si dileguano verso le loro case.