Sgombrando via tutta la spazzatura accumulatasi nei giorni successivi alla morte di Berlusconi, restano vivi due quadri superstiti che possono essere collegati l’uno all’altro. Il primo è un editoriale di Paolo Mieli sul Corriere del 14 giugno 2023 che, dopo aver spiegato che il lascito duraturo di Berlusconi è l’invenzione di un centro-destra che presentandosi alle urne conquista la maggioranza parlamentare, invita la sinistra a adeguarsi a tale schema da cui non si potrà prescindere, soprattutto ora che il suo inventore non c’è più, sino a quando sarà in vigore, forse per sempre, aggiunge Mieli, una legge elettorale maggioritaria. Il ragionamento fila, solo che nella sua ricostruzione storica Mieli dimentica di aggiungere che la sinistra in passato non ha mancato di adeguarsi a tale schema, tanto è vero che con Prodi due volte è riuscita ad agguantare la maggioranza parlamentare, ma in entrambi i casi alla prova di governo è andata in frantumi. Lo schema maggioritario astrattamente, dunque, è da preferirsi al pastrocchio proporzionale, ma esso presuppone un chiarimento culturale preliminare che non è alle viste anzitutto nel corpo elettorale. E qui veniamo al secondo quadro superstite svoltosi a Milano, in piazza Duomo, dove mentre si svolgevano i funerali di Berlusconi si è presentata una signora con una maglietta con su scritto “Io non sono in lutto”. La signora stava spiegando a una televisione che la riprendeva i motivi del suo gesto quando si è avvicinato un fedele del morto che ha cominciato a rimproverarla, attirando così l’attenzione di altri sino a quando si è formato un gruppo numeroso di correligionari che ha preso a insultarla. Fra tutti la telecamera insisteva su un tizio che il buon Manzoni nel suo Seicento metaforico avrebbe senz’altro raffigurato nel popolo lavoratore e che oggi classificheremmo nel nuovo proletariato diffuso. Ebbene, costui, a gran voce invitava la signora a riflettere su quanto bene aveva fatto Berlusconi, quanti posti di lavoro aveva creato, quante persone aveva “mantenuto”. Ecco, questa è la parola chiave. Per questo popolano del Seicento manzoniano proiettato nel proletariato diffuso di inizio millennio il capitalista che paga un salario non “sfrutta” ma “mantiene” una persona. Ora, ci può essere la più bella legge elettorale maggioritaria del mondo, ma sino a quando persisteranno nell’elettorato potenziale della sinistra errori di pensiero di quel genere, sapientemente coltivati dalla cultura televisiva propalata da Berlusconi ben prima della sua “discesa in campo”, l’eventuale maggioranza conquistata nelle urne servirà solo a mandare al governo una sinistra opportunista che farà una politica di destra solo un po’ meno maleducata. Questo per dire che i ragionamenti di Mieli e di quelli che la pensano come lui sono formalistici, nel migliore dei casi, perché si fondano su etichette ingannevoli. Che cosa accadrebbe se alle elezioni svoltesi con un maggioritario conquistasse la maggioranza una sinistra che pensa che un capitalista quando paga un salario non “mantiene” ma “sfrutta” il lavoratore? Il minimo è che ripartirebbe la stagione delle bombe, come del resto accadde fra il ‘92 e il ’94 quando, nonostante l’alacre opera distruttiva di Occhetto e compagni, sussisteva ancora una sinistra (e non era certo quella che si riconosceva in Bertinotti von Cachemire) che pensava che pagare un salario era non un’opera di bene della compagnia delle brave dame di San Vincenzo ma uno “sfruttamento” nel senso tecnico fissato in Das Kapital. Non a caso il cardinal Ruini, in morte del de cuius, ha detto che il suo maggior merito è di aver fermato i comunisti nel 1994. Certamente, monsignore, lei ha ragione e ognuno ci ha messo del suo, lei l’acqua benedetta, altri la polvere da sparo. Quindi, quello che deve fare la sinistra è innanzitutto chiarirsi le idee, perché come insegna Berlusconi per andare al governo bisogna essere prima dirigenti e poi dominanti. Beh, veramente l’aveva detto Gramsci, ma Berlusconi con le sue televisioni l’ha messo in pratica. Grazie, Silvio.
P.S. Ora qualche sapientone salterà su a spiegare che la teoria dello sfruttamento è una tra le tante teorie economiche e neppure la più affidabile ecc. ecc. Questi discorsi sono i moderni canti flautati delle sirene che vivevano numerose a Scilla e quindi bisogna fare come Odisseo, legarsi all’albero della nave e cera nelle orecchie per chi sta ai remi. L’unica verità è data dalla nave che avanza. E, come spiega Omero, se non avanza non è perché la teoria è falsa ma perché i marinai non la sanno governare.