Ominicidio?

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Nuda e cruda, dalla cronaca: “CATANIA – L’ha investito con la sua auto e poi gli ha gettato dell’acido sul volto. Infine è fuggita. Autrice della violenza, avvenuta ad Acireale, una 38enne, Elena Maria Ciragolo, successivamente identificata e arrestata dalla polizia per tentativo di omicidio e lesioni personali. La vittima dell’aggressione è ricoverato nell’ospedale Cannizzaro di Catania per ustioni a una guancia e a un occhio. Gli agenti sono intervenuti a seguito di segnalazione da parte di alcuni passanti che avevano trovato, disteso sul selciato, un uomo che era stato investito da un’auto e che presentava il viso rovinato da uno spruzzo di acido”.

Patonza

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(16.6.2013) All’inizio fu «A Fra’, che te serve?». Poi vennero i «furbetti del quartierino», «abbiamo una banca», «la patonza deve girare», sino all’ineffabile «a mia insaputa», detto a giustificazione di qualcosa che ti è stato regalato per fare delle porcate. I virtuisti hanno contribuito con «inciucio» e «casta», ma tutti i ceti hanno dato per questo lessico del nuovo millennio. Si prenda il «corpamente» dello ndranghetista calabrese che spiega al neofita lombardo come qualmente un affiliato diviene veramente tale quando per la prima volta riempie di botte qualcuno che non paga il pizzo. Corpamente, dunque, non corporalmente, come avrebbe detto qualche filosofo irrazionalista. E, per finire, fresco fresco di giornata, ecco «quel fango di Falcone», contributo espressivo della nobile schiatta dei calciatori, come risulta dai dialoghetti intercettati tra il centrattacco del Palermo e il suo compagnuccio mafioso di quartiere.

Eurogatti

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A Karlsruhe, la Corte Costituzionale tedesca processa la BCE, cioè la legittimità, dal punto di vista del diritto costituzionale tedesco, del bazooka salva-Stati escogitato da Mario Draghi per ricacciare indietro le orde affamate di speculatori che minacciano il precario equilibrio monetario europeo. Da un lato, si parano i deontologisti puri, per i quali la questione è di principio, e non può essere invocato a discolpa del banchiere centrale il fatto che l’arma di cui si è dotato ha ottenuto il risultato di vanificare i tentativi di affossare gli Stati indebitati. Dall’altro, si schierano i consequenzialisti, che si richiamano proprio all’efficacia pratica di quello strumento, e invitano a mettere in secondo piano il “dover essere”. Per la gioia dei professori universitari di etica applicata, la realtà si presenta insomma travestita dei panni di un esemplare dibattito morale. Qualcosa che solo in Germania, paese di Martin Lutero e di Immanuel Kant, si poteva vedere. Ma a guardar bene, questo processo ha qualcosa della stregoneria, come quelli che nel Medioevo si intentavano ai gatti, ritenuti incarnazione di Satana. Qui, il gatto è l’euro, e la virtù è la verginità monetarista della BCE, insidiata dalle arti diaboliche del machiavellico governatore italiano. L’attuale stolidità politica tedesca arriva a questo, da rendere simpatico un banchiere rotto ad ogni marchingegno utile a salvaguardare le compatibilità del capitalismo assoluto, fosse anche l’abolizione delle pensioni, lui che ne gode una di dodici mila euro, anzi, di dodici mila eurogatti satanici al mese.

Un mondo senza verità

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Il “precario” e il “clandestino” alla luce della dialettica di servo e padrone, così come descritta in Hegel, Fenomenologia, nell’ancora preferibile tr. it. De Negri, Firenze, La Nuova Italia, 1973, 1, pp. 158-161: A) il servo lavora – non esaurisce la cosa. Il padrone gode – esaurisce la cosa, lasciando la indipendenza della cosa al servo che la elabora. Il servo è dunque lo strumento che, secondo la sua essenza, cioè non esaurire la cosa trasformandola, elabora la cosa di cui il padrone gode; B) 1 – Il servo opera (compie) l’operare del padrone. 2 – Il servo non è un operare puro, ma inessenziale, 2.1 – perché l’operare puro o essenziale è quello per cui la cosa è nulla, ovvero quello del padrone che esaurisce la cosa. 3 – La coscienza inessenziale del servo è perciò la verità della certezza di se stesso del padrone. 4 – Ma con ciò, il padrone è divenuto una coscienza dipendente: dipendente dall’inessenzialità dell’operare del servo. 5 – La verità della coscienza indipendente è pertanto la coscienza inessenziale del servo, il suo operare inessenziale, il suo non esaurire la cosa, ma trasformarla tramite il lavoro; C) ora, viandante del XXI secolo, al posto del servo, mettici il “precario” o, peggio, il “clandestino”, e vedrai che il mondo attuale è divenuto un mondo senza verità, cioè senza coscienza indipendente. Il “precario” o il “clandestino” sono infatti coscienze inessenziali dalle quali il padrone rifiuta di dipendere. Egli gode dell’operare inessenziale del “precario” o del “clandestino”, ma rifiuta il loro operare. Il servo perciò opera inessenzialmente, ma la verità della certezza che con ciò egli dava al padrone si disperde come seme sterile per terra. Servo e padrone sono perciò estraniati l’uno all’altro: il padrone è senza coscienza di sé, e il servo non sa a chi dare la coscienza che, con il suo operare inessenziale, produce. 6 – Ma perché è grave che il mondo attuale sia privo di verità? Perché la verità è adattiva. Un mondo senza verità è un mondo a rischio di perire. Il mondo attuale, un mondo dove il rapporto sociale di produzione della verità si è inceppato, è un mondo che rischia da un momento all’altro di perire.

Omeomorfismi

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In questo inizio di millennio, la dialettica appare sempre più scatenata nella sarabanda delle sue inversioni. Si considerino i seguenti eventi: a Tunisi, tre ragazze del movimento internazionale delle femens, si denudano il seno davanti al Ministero della Giustizia, per protestare contro la detenzione di Amina, una giovane tunisina che le ha eroicamente precedute in quella stessa pratica; a Istanbul, turchi di ogni età, sesso e professione protestano, tra bandiere rosse tornate a garrire al vento e getti di idranti e lacrimogeni polizieschi, a difesa di un parco di seicento alberi, minacciato di distruzione per far posto ad un megacentro commerciale e ad una nuova moschea; a Francoforte, manifestanti, ai quali i pavidi media italiani non dedicano la minima attenzione, protestano davanti alla sede della BCE contro quel “pilota automatico”, evocato da Mario Draghi, che esautora i governi e rende l’economia una forza perfettamente aliena. Come direbbero i pedanti cultori dell’intelletto astratto, è la linea dei diritti che avanza, manifestandosi per “equivalenti omeomorfi” nei differenti contesti storici e geografici: diritti civili, ecologici, sociali. Ma queste “passioni” della mente sociale rischiano di imbozzolarsi nella loro soggettività se non si collegano alle profondità della struttura. La coscienza del parco a Instabul è nata quando Erdogan ha promosso l’uso massiccio delle carte di credito, e il seno nudo di Amina è il vettore del flusso di merci che preme per riversarsi nei cunicoli stretti della società tunisina. È irritante doverlo ricordare, ma la lingua dei diritti è parlata alla perfezione dal capitalismo assoluto. A modo suo, Erdogan sembra averlo capito, ma non è certo giustapponendo la moschea al centro commerciale che sfuggirà, da un lato, all’avversione del ceto medio “modernizzato” da lui stesso promosso, dall’altro, alle richieste sempre più stringenti di quel capitalismo che egli si illude di ricondurre alla ragion politica del Corano. Sono questi leader incapaci di sintesi dialettiche che rendono “invisibili” lotte come quelle dei ragazzi di Francoforte, relegate così ad una spontaneità che non turba la perfezione olimpica dell’oderna religione della merce.