Presentazione

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Manca poco al primo ventennio del XXI secolo e sta giungendo alla maturità la generazione nata dopo il Duemila. La generazione Zero che tutti descrivono senza coscienza del passato. Se è così, arriva solo a compimento la tendenza alla distruzione della storia già avviata con i Millennial, quelli nati tra il 1980 e il 2000. Una distruzione di cui sono responsabili i loro padri, per i quali la storia è stata o errore o compimento. Ma, nell’un caso come nell’altro, la storia doveva finire.

Intorno al 1920, il secolo scorso era già instradato sui suoi binari. La Rivoluzione d’Ottobre, nel 1917, era accaduta e si preparava la grande reazione, nel 1922 il fascismo in Italia, nel 1933 il nazismo in Germania. La sconfitta di quei movimenti, nel 1945, sembrò avviare una convergenza, ma, sotto la minaccia della superbomba, si aprì un terzo tempo che, caduto il Muro di Berlino, nel 1989, giunge sino ai nostri giorni. Da ultimo, lo si indica con il termine floscio ed equivoco di liberismo, ma la sostanza è chiara: la potenza, la dea che irride la ragione e assoggetta la scienza, disciplina i popoli non con le armate, come ancora accadeva rozzamente nel Cile del 1973, ma con l’economia, com’è accaduto nella Grecia del 2015.

Se c’è una novità nei paraggi del 2020, è l’approfondirsi delle contraddizioni di questo terzo tempo. La storia distrutta si presenta sotto forma di tradizione, un grumo emotivo che non sente ragioni. La borghesia cadetta è sconcertata, la sinistra, maggioritaria o minoritaria che sia, senza parole. Come tutti gli equilibri precari, questo terzo tempo può finire domani, ma può anche durare tutto il secolo. Del resto, la Via della Seta che si progetta, ha questo respiro ambizioso. Ma quanto dura la fase di transizione dal socialismo con caratteristiche cinesi al comunismo che, è tale, se è universale? A Pechino non sembrano avere fretta. Perciò, ad Oriente come ad Occidente, il compito è lo stesso, tenere ben saldo l’anello della catena che fa dell’evoluzione non un bricolage senza senso, né il ritorno del sempre uguale, ma il modo di produzione della libertà. Con tutto ciò che di pratico ne consegue.

 

Francesco Aqueci, dopo avere in passato collaborato, con vari noms de plume, a riviste e siti amici, ha pubblicato interventi, recensioni e commenti politici e culturali nel sito Opinando, da lui curato, di cui il presente spazio web, con qualche riorganizzazione di forme e contenuti, è una sostanziale continuazione.