Consiglio dei Trenta

Pacificazione

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Il tema della pacificazione tiene banco. Ma su cosa si potrebbe convergere? Per cercare di capirlo, nell’aprile scorso, al tempo della formazione dell’attuale governo delle cosiddette larghe intese, il Presidente della Repubblica insediò la Commissione dei Dodici Saggi, alle cui proposte si ispira la commissione dei Trentasei Esperti insediata poi dai Presidenti delle Camere, che dovrà formulare proposte per la Commissione dei Quaranta Parlamentari (venti senatori e venti deputati) prevista dal ddl costituzionale, che dovrà sottoporre tali proposte al voto del Parlamento. Insomma. roba da fare individa all’Atene del V secolo, dove dai Cinquemila si passò ai Quattrocento poi ai Trenta, e infine ai Dieci. E, allora, anche noi scegliamo un numero, quello magari storicamente più evocativo, un ipotetico Consiglio dei Trenta, composto senza far torto a nessuno, perché tutti sono figli di Dio, da dieci rappresentanti delle innumerevoli eterie italiane, mafie, massonerie, pezzi di Stato deviato, Vaticano nero, ecc., dieci rappresentanti della vecchia “Italia nata dalla Resistenza”, e dieci rappresentanti della nuova Italia, i delusi dei vecchi schieramenti ma soprattutto gli arrabbiati del “merito”, della “lotta agli sprechi”, dell’abolizione della “casta”. Per che fare? Beh, potrebbero cominciare a porsi le seguenti domande, cercando di trovare le possibili risposte: pagare gli interessi su un debito pubblico di fatto inestinguibile? Ricusare il fiscal compact? Sottrarsi agli “accordi” internazionali sulle spese militari e sulle “missioni di pace”? Continuare a salassare il popolo per perseguire le ambizioni “europee” e “globali” di una ristretta cerchia politico-economica che ha identificato il proprio destino con il destino nazionale?